Nel 1992 venne scritta una delle favole sportive più belle di sempre. La nazionale di calcio della Danimarca vinse il suo primo e unico campionato Europeo. I danesi non partivano certo da favoriti; anzi, a quel torneo non si erano nemmeno qualificati, arrivando secondi nel girone vinto dalla Jugoslavia. Ma le questioni extracalcistiche di quel periodo costrinsero la UEFA, organizzatrice del torneo, ad estromettere i balcanici, il cui posto venne preso proprio dai danesi.
Cosa c’entra una favola calcistica con una squadra di basket? Dosando naturalmente i paragoni, anche le Mi Games Finals 2020 hanno regalato una storia simile: i protagonisti, però, non erano pratici di punizioni e calci di rigore, ma di pick and roll, triple e assist no look. Stiamo parlando dei Big Crew, ovvero il centro Joao Kisonga (‘84), gli esterni Matteo Bassi (‘97) e Fabio Bugatti (‘98) e capitan Niccolò Di Gianvittorio (‘87).
Riavvolgiamo il nastro a domenica 16 agosto: a Santa Margherita Ligure la squadra di milanese si deve inchinare agli FDC, che escono vincitori da una delle più belle finali di 3×3 della storia dei Mi Games. Dopo 15 minuti (i 12 regolamentari non erano bastati) di grande intensità, sono i “fioi” di capitan Vecchiato ad avere la meglio grazie a un canestro di Marco Lazzaro (proprio quel Marco Lazzaro MVP dei Mi Games Milano 2015) da sotto le plance. La delusione sul volto dell’istrionico capitano Big Crew e dei suoi compagni è notevole: il sogno di battere i Campioni Italiani 3×3 (ancora in carica) e strappare il pass per le Mi Games Finals è svanito sul più bello. Solo qualche birra fresca e la brezza di una notte di mezza estate rendono meno amaro il rientro nell’afosa Milano.

Ma lo sport è bello perchè ti da sempre una seconda occasione. Sono le 20.59 di mercoledì 19 agosto quando il cellulare di Nicolò squilla! Dall’altro lato del telefono c’è il responsabile dei Mi Games, che ha appena avuto conferma che i Fustoni, una dei 7 team ammessi di diritto alle Finals, non potranno prendere parte al torneo. I giocatori della squadra friulana, infatti, sono entrati in contatto con un soggetto positivo al Covid, e l’esito del tampone non sarebbe arrivato in tempo per disputare le partite. C’è dunque bisogno di una squadra che li sostituisca.
Ci sarebbe anche un altro problema: le Finals Legends Edition inizierebbero esattamente 48 ore dopo! La risposta di Di Gianvittorio è immediata: “Paura, comunque sono gasatissimo”. 24 ore per sentire i ragazzi del suo team e allestire una squadra competitiva e la conferma arriva: la Big Crew sarà l’ottavo team a partecipare alle Mi Games Finals!
Inseriti in un girone di ferro insieme a SDT (vincitori della Finals 2017), Mambolosco (campioni Roma 2019 e Finals 2019) e Gold Guys 4.0 (pluricampioni di Mi Games dal 2017, e n.1 della classifica Legends), si apprestano ad affrontare il torneo con una novità dell’ultimo minuto: non ci sarà Andrea Marra, bensì Matteo Bassi, storico membro della Crew.
Il “nuovo” quartetto domina in campo: l’esordio 20-12 contro i Gold Guys, un tiratissimo 9-5 contro gli SDT e un’altrettanto combattuto 19-15 con i Mambolosco portano in dote 6 punti, il primo posto in classifica e il passaggio al turno successivo. La semifinale mette sulla strada di Di Gianvittorio e compagni un’altra corazzata: sono i Kings of Kings, che si presentano con la formazione che li ha resi celebri nel mondo del 3×3: capitan Fernandez, Grampa, Piantini e Molteni. Il derby tra le compagini milanesi è agguerrito, ma Big Crew strappa una meritata quanto imprevedibile vittoria per 15-10, grazie al solito Jo Kisonga dominante su entrambi i lati del campo.



Dall’altra parte del tabellone, i Mambolosco, regolano 13-10 i The Chosen Ones del quartetto ex Rovello Barbisan, Bosa, Villa e Tomaselli, che non riescono a ripetere la prestazione monstre nel girone eliminatorio con cui avevano superato 21-14 proprio i Kings, per quello che resta l’upset più grande di tutte le Finals 2020.
In questo modo i Mambolosco avranno la possibilità di entrare nella storia conquistando un fantastico back to back dopo la vittoria delle Finals 2019 in Croazia. A Umago – ironia della sorte – insieme a Gianluca Giuliano, Christian Vitanostra e Ivan Caridà, giocava proprio Joao Kisonga: il gigante italo angolano, che con i ragazzi romani aveva vinto anche il titolo di MVP, sarà il “peggiore” degli avversari, viste le prestazioni che ha offerto durante tutte le Finals.Dopo una presentazione degna delle arene NBA, la partita stenta a decollare, sia per la stanchezza dovuta alle diverse partite giocate, sia al clima torrido della classica estate italiana.



Da una parte Mambolosco si affidano sugli esterni ai fratelli Caridà, con Ivan a fare da spalla al fromboliere Matteo (miglior Marcatore delle Finals con 46 pt, 13 in più di Andrea Bosa secondo classificato), galvanizzato da una semifinale di Jordaniana memoria, mentre sotto le plance si danno il cambio le torri Giuliano e Vitanostra.
Dall’altra, i Big Crew sfruttano la grande fisicità di Bassi, il talento eccelso di Bugatti e la versatilità di Kisonga, senza dimenticare la passionale regia fuori dal campo di capitan Di Gianvittorio, che vale quasi l’uomo in più.
La partita è combattuta, ma i Big Crew sono inarrestabili: l’intensità che mettono su ogni azione mette in difficoltà i campioni in carica. Matteo Caridà non riesce a ripetersi come in semifinale, grazie all’incredibile prova difensiva di Matteo Bassi. Nella fase offensiva è Bugatti, MVP del torneo, a vestire i panni del Professore, sciorinando una lezione di movimenti sia fronte che post canestro nei momenti decisivi del match.



Il risultato finale è 12-7 e I Mambolosco sono costretti ad abdicare la corona e lo scettro (a parte Jo Kisonga): dopo 72 ore dalla conferma di partecipazione, 5 partite vinte (su 5), 78 punti fatti e 49 subiti, alle 21.25 del 22 agosto, i Big Crew si laureano Mi Games Champions 2020. Sulle piastrelle del Mi Games Court si ripete una scena vista 28 anni prima all’Ullevi Stadion di Goteborg, ma all’epoca si parlava di calcio e, soprattutto, non c’era capitan Di Gianvittorio a festeggiare!
Immagine di copertina: Alessio Conti